Nel ponente ligure, in provincia di Imperia, sorge un borgo medievale dall’aspetto romantico, che si annuncia al visitatore con l’immagine di un caratteristico ponte in pietra proteso verso il centro storico, dominato dalle torri imponenti dell’antico Castello dei Doria. Ci troviamo in Val Nervia, sulle colline nell’entroterra tra Ventimiglia e Bordighera e il borgo in questione risponde ad un nome poetico tanto quanto il proprio aspetto: Dolceacqua.
Dolceacqua: cosa vedere
Un luogo talmente pittoresco da catturare persino l’attenzione di Claude Monet, che non resisté all’impulso di dipingere il ponte e il castello, tentazione irreprimibile per il pennello di un impressionista. L’ho visitato in inverno ed è stato amore a prima vista: il Ponte Vecchio sul torrente Nervia, che collega la parte moderna del paese al nucleo antico, si presenta come un’unica elegante arcata di 32 metri, risalente al 1400. La riva che ospita il centro storico è una continua sorpresa, da scoprire camminando con lentezza per catturare con lo sguardo e con la macchina fotografica i profili delle case in pietra dei suoi vicoli e, nonostante si tratti di una superficie poco estesa, si incontrano graziose chiesette e oratori, come la Collegiata, la chiesa di Sant’Agostino e l’oratorio di S. Giovanni Battista. Mentre passeggiate, non scordate di ammirare i portali in pietra nera delle abitazioni, lavorati finemente.


Risalendo le stradine, i caratteristici “caruggi“, si giunge alla sommità del borgo, dove sorge il Castello dei Doria, che ha l’aspetto di un’austera fortezza quadrangolare, della quale sono sopravvissuti alcuni resti e le due torri, oltre ad una torre circolare centrale. La storia del castello lo vide nascere come fortino in cui venivano eseguite le condanne alla pena capitale, per poi trasformarsi in una residenza signorile fortificata; il “doppio utilizzo” è ancora evidente nelle rovine, che appaiono divise in due blocchi: l’uno ospitava le prigioni e i magazzini, assicurando visuale sulle vie d’accesso al borgo e la sicurezza dei suoi abitanti, mentre l’altro era adibito ad abitazione dei signori del castello e un tempo ospitava gli ambienti più accoglienti e affrescati.


La storia del castello è antica e le prime testimonianze risalgono al 1177. In seguito, fu teatro di lotte tra le fazioni dei guelfi e dei ghibellini, con la famiglia Doria esponente di questi ultimi e per questo motivo assediata più volte dall’esercito del re Roberto d’Angiò, che la costrinse a piegarsi al suo volere. Nel Cinquecento, i Doria allacciarono rapporti con i Savoia, cedendo loro i diritti feudali sul ducato di Dolceacqua per assicurarsi protezione, anche se un secolo più tardi i rapporti si incrinarono e negli anni seguenti il castello fu nuovamente luogo di accese battaglie, in quanto la sua posizione era ritenuta strategica.

La leggenda di Lucrezia – Lo “jus primae noctis” e le “michette”
Al di là della storia travagliata e sanguinosa del suo castello, Dolceacqua è un borgo che infonde una grande serenità in chiunque lo visiti, specie se vi si reca al mattino presto, prima che i turisti ne affollino le strette vie. Ha un’impronta romantica, che scaturisce dal fascino insito nei borghi medievali che hanno saputo resistere al trascorrere dei secoli. Fiero come il suo castello, eterno come il torrente che scorre ai suoi piedi, d’impatto come le sue leggende, tra le quali spicca quella triste di una fanciulla che si lasciò morire per non sottostare allo “jus primae noctis“, la tradizione che consisteva nell’obbligo di giacere la prima notte di nozze con il marchese Imperiale Doria, anziché con il proprio marito. Una crudeltà alla quale la ragazza, la bellissima Lucrezia, si rifiutò di sottostare, decidendo di sposarsi di nascosto.
Il marchese si era invaghito di Lucrezia e, scoperto l’inganno, la fece rapire dalle proprie guardie. La leggenda narra che Lucrezia continuò a rifiutarsi di giacere con lui e il marchese la rinchiuse nelle segrete, privandola di cibo e acqua, convinto che la fame e la sete la avrebbero costretta a cedere. Tuttavia, la nostra eroina preferì lasciarsi morire e tutto il paese insorse: il suo innamorato si nascose su un carro di fieno per introdursi nel castello e minacciò il marchese che, spaventato a morte, abolì lo jus primae noctis. Il dolce tipico di Dolceacqua, la michetta, fu così inventato dalle donne del villaggio per celebrare l’impresa, il 16 agosto. La forma richiama il sesso femminile e si narra che le donne distribuissero le michette urlando agli uomini che, da allora in poi, la “michetta” l’avrebbero donata solo a chi volessero loro. Il lieto fine non ci fu solo per la povera Lucrezia e, visto che ogni castello che si rispetti deve avere il suo fantasma, si narra che quello della fanciulla si aggiri ancora tra le rovine del Castello dei Doria.
Infine, un consiglio: se vi trovate a Dolceacqua, non dimenticate di fare un salto anche a Valloria, il borgo delle porte dipinte. Non ve ne pentirete!

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Davvero un posto incantevole, una delle tante perle della Liguria spesso sottovalutate, come sempre un bellissimo articolo Serena!!!
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Ciao Chiara!♥️ In quella zona ci sono dei borghi stupendi, tutti molto suggestivi, vale la pena visitarli!
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Non lo conoscevo, quel ponte è bellissimo! Anche il nome Dolceacqua è molto evocativo. E poi il castello, la leggenda e le “presenze”… davvero non manca nulla a questo borgo! E scommetto che si mangia anche bene (michette incluse) 😉
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Scommetti bene, nei borghi dell’entroterra ligure si mangia molto bene 😋
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che bello, poi quei ponti strani con quella forma strana mi piacciono un sacco!
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Il ponte è un gioiellino! 😊
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E’ un borgo molto affascinante con un nome magico. Il fatto che nelle vicinanze ci siano altre belle cose da vedere lo rende meta ideale per un on the road tutto ligure.
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Se si ha qualche giorno a disposizione, quella zona offre molti borghi pittoreschi da visitare e buona cucina 😊
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