Approfittando del ponte del 1° novembre, io ed Enri abbiamo deciso di concederci una fuga rilassante a poche ore d’auto da casa. Dopo la Reggia di Venaria, i castelli di Agliè e Racconigi e la Palazzina di Caccia di Stupinigi, il Piemonte ci ha nuovamente attirati verso di sé, questa volta con l’allettante prospettiva di abbinare alla visita ad un castello la scoperta di un’abbazia poco distante. Siamo così partiti alla volta del Castello della Manta e dell’Abbazia di Staffarda.
Il Castello della Manta si trova sulle colline di Manta, in provincia di Cuneo, e per raggiungerlo abbiamo percorso l’autostrada Savona-Torino, uscendo al casello di Fossano e seguendo le indicazioni per Saluzzo. Si tratta di uno dei beni tutelati dal FAI, fondazione senza scopo di lucro che ha il fine di valorizzare il patrimonio artistico e paesaggistico italiano. Il castello, donato al FAI nel 1983 dalla contessa Elisabetta Provana del Sabbione e dal conte Francesco De Rege Thesauro di Donato, ha alle spalle una storia documentata già dal 1227. L’edificio inizialmente era un avamposto militare, ma nel ‘400 divenne una dimora nobiliare sontuosa grazie a Valerano, marchese di Saluzzo.
Dopo avere lasciato l’auto in un parcheggio gratuito a pochi minuti di cammino dal castello, abbiamo acquistato il biglietto d’ingresso (€ 8,00) e cominciato la visita dal piano nobile. La stanza più famosa e rappresentativa è la Sala Baronale, che mi colpì molti anni fa quando la vidi per la prima volta su un libro di storia dell’arte. La sua particolarità risiede nel ciclo di affreschi che ne orna le pareti: si tratta del Ciclo dei Prodi e delle Eroine, una sequenza di dame e cavalieri che rappresentano eroi pagani (Ettore, Alessandro Magno, Giulio Cesare), ebrei (Giosuè, Davide, Giuda Maccabeo) e cristiani (Re Artù, Carlo Magno, Goffredo da Buglione) ed eroine tratte dalla mitologia e dalla storia antica, dalle amazzoni a Semiramide, regina d’Assiria, passando per Delfile (madre di Diomede) a Tamiris (regina degli Sciti). A scuola mi spiegarono che questo ciclo di affreschi fu fondamentale per carpire informazioni sulla moda e i costumi del ‘400 perché prodi ed eroine sono rappresentati con abiti dell’epoca.

Il Ciclo dei Prodi e delle Eroine, il più celebre affresco del Castello della Manta
Sulla parete opposta, lo stesso misterioso maestro realizzò l’affresco della Fontana della Giovinezza, caratterizzato da immagini “osè” dei bagnanti, sia nella fontana che nell’atto di “appartarsi” nel bosco.

La Fontana della Giovinezza
Tra le altre stanze che è possibile visitare, si trovano il Salone delle Grottesche con i suoi affreschi e l’appartamento di Michele Antonio di Saluzzo della Manta, in cui troneggia la Galleria di collegamento tra la camera e la sala da pranzo, che era in parziale restauro. Credo di avere sviluppato un debole per le cucine, dopo aver visto quelle di Racconigi la scorsa primavera. Forse perché rimandano ad un castello “vissuto” e alla sua quotidianità, quasi come si fosse dietro le quinte dello sfarzo e del lusso che circondava i nobili. Le cucine del Castello della Manta sono collegate alle ampie e fresche cantine, che un tempo contenevano enormi botti di vino per deliziare le papille dei nobili.

La Galleria

La cucina del Castello della Manta
Usciti dal castello, abbiamo passeggiato nel parco circostante, fermandoci a visitare la Chiesa di Santa Maria, sottostante il castello. Anche la chiesa presenta dei bellissimi affreschi: quelli della Cappella del Cristo Risorto, nella navata destra, e quelli delle Storie della Passione, nel coro.
Con il biglietto del Castello della Manta è possibile entrare con tariffa ridotta (€ 4,00) alla vicina Abbazia di Staffarda. L’Abbazia si trova a circa 20 minuti dal castello, seguendo la SP589 fino a Revello. Si tratta di un luogo in cui sembra di respirare ancora la pace che un tempo i monaci devono avere provato passeggiando nel suo chiostro. Si può scegliere di visitarla con un’audioguida, oppure leggendo un foglio che ne illustra la storia e gli ambienti.

L’Abbazia di Staffarda

Giochi prospettici

Il chiostro

L’Abbazia di Staffarda
Si trattava di un’Abbazia di monaci cistercensi, povera di ornamenti come voleva la loro regola, eppure molto suggestiva. Il chiostro è un richiamo irresistibile per chi ama la fotografia, con i suoi giochi prospettici, le arcate e le colonne sottili. Intorno al chiostro si sviluppano i vari ambienti: dal refettorio alla sala capitolare con le sue trifore, passando per la foresteria e il dormitorio. Alcuni di questi ambienti sono stati oggetto di restauro dopo i danneggiamenti dovuti alla battaglia di Staffarda (1690).
L’Abbazia ha rischiato di diventare un “gioiello dimenticato”, ma grazie al lavoro dell’Ordine Mauriziano oggi è possibile visitarla e immergersi nella sua atmosfera spirituale e ricca di storia. Vi invito a visitarla, anche per contribuire alla valorizzazione del sito e al restauro di cui avrebbero bisogno alcuni ambienti. Una curiosità: la tranquillità che vi si respira e le condizioni ambientali ottimali hanno fatto sì che una grande colonia di pipistrelli la scegliesse come dimora e luogo di riproduzione. Anche se erano nascosti alla nostra vista, in fessure e cavità rocciose, mi è parso di sentire dei lontani squittii nel silenzio. Chissà se è stata soltanto suggestione…
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Bellissimi entrambi, non li conoscevo. Grazie per l’idea!
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Ciao! Sono stati una piacevole scoperta anche per me, l’ideale per una giornata rilassante 🙂
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Ma sai che non conoscevo questo castello??? Eppure sono stata all’Abbazia un paio di anni fa e mi è piaciuta davvero tanto, perché lontana dai classici itinerari turistici. Mi sa che la prossima volta che andrò in Piemonte, aggiungerò anche il castello!
Grazie per la dritta!
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Quanti gioiellini nasconde la nostra Italia! Non avevo mai sentito parlare di questo castello, né dell’abbazia, che sembra davvero suggestiva. Bellissimi i giochi prospettici che hai immortalato! Adoro i posti poco conosciuti (anche se, per il loro bene, vorrei che più gente potesse apprezzarli), la pace che sanno trasmettere, quel senso di mistero…
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Anche a me piace molto passeggiare tra le vie dei piccoli borghi meno conosciuti e visitare castelli non troppo presi d’assalto, penso che conservino un fascino speciale. Spero però, come sottolinei tu, che questi luoghi vengano apprezzati sempre più e valorizzati al meglio. Sarebbe un peccato che certe perle fossero dimenticate!
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Veri e propri gioielli piemontesi per scoprire tracce di storia e, come dici tu, approfondire la moda del tempo osservando gli abiti nell’affresco degli eroi e delle eroine!
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