Nelle scorse settimane vi ho descritto a grandi linee il mio itinerario tra i Castelli del Ducato di Parma e Piacenza, per poi varcare la soglia (o il ponte levatoio, se preferite) di queste antiche dimore, scoprendo nei dettagli quanto ognuna di esse abbia un fascino e una storia che la rende unica e speciale. Allo sfarzo della Rocca di Soragna e al romanticismo sprigionato dal Castello di Torrechiara, si contrappongono fieramente i borghi fortificati di Castell’Arquato e Vigoleno, in un alternarsi di dame e condottieri, sale da ballo e prigioni con strumenti di tortura, vesti finemente ricamate e armi affilate. Ho lasciato, tuttavia, volutamente per ultima la Rocca Sanvitale di Fontanellato. Il motivo? La visita è stata tra le più sorprendenti ed è riuscita ad abbracciare entrambe le anime che avevo riscontrato nei precedenti castelli.

L’ingresso della Rocca di Fontanellato

Rocca Sanvitale e il suo fossato
La Rocca di Fontanellato colpisce sin dal primo impatto: esternamente è imponente ed è circondata da un ampio fossato ancora colmo d’acqua. Nell’attesa che la visita guidata cominciasse, abbiamo passeggiato nel cortile e intorno alle sue mura, avvolte nella nebbia mattutina.
L’interno cela due “gioielli” da non perdere: la saletta dipinta dal Parmigianino e la camera ottica, una sorta di stupefacente antenato del “Grande Fratello” di cui vi parlerò tra poco.

L’esterno della rocca
La Rocca, edificata intorno al 1124 dalla famiglia Pallavicino, divenne proprietà dei Sanvitale nel 1386 e nel corso del ‘400 diventò sempre più una residenza signorile. Tra le prime stanze che si incontrano lungo il percorso di visita, si trova la saletta dipinta dal Parmigianino, con il mito di Diana e Atteone. La piccola sala è interamente affrescata, dalle pareti al soffitto e, quando fu commissionata l’opera, non presentava finestre: l’artista la dipinse completamente privo di illuminazione, aiutandosi per quaranta giorni soltanto con una candela. Immaginare che una simile meraviglia sia stata realizzata in condizioni così difficili fa comprendere ancor più la sua maestria e lascia a bocca aperta!

La stanza di Diana e Atteone, affrescata dal Parmigianino

Gli affreschi del Parmigianino a Fontanellato
All’interno della Rocca si trovano bellissime stanze, con i soffitti affrescati, arredi originali e oggetti di uso quotidiano. Dal teatrino delle marionette con cui si intrattenevano i più piccini, al forziere dotato di un meccanismo con otto serrature per proteggere i tesori di famiglia, passando per piatti in fine porcellana, le molteplici chiavi ritrovate nel fossato (dove venivano buttate per ragioni di sicurezza ogni volta che le serrature venivano cambiate) e un tavolo da biliardo che inizialmente veniva utilizzato come campo su cui schierare soldatini da buttare giù con le stecche! (Pare che i Gonzaga in seguito spiegarono ai Sanvitale come funzionasse realmente il gioco, che avevano acquistato dall’Inghilterra).

La Sala delle Armi

La Sala da Pranzo

La Sala da Ricevimento

La camera nuziale
La nostra guida ha arricchito la visita con aneddoti curiosi, ad esempio non sapevo che la parola “contorno” derivasse dal fatto che un tempo si mangiasse un’unica portata in un piatto profondo con un ampio bordo: la portata principale al centro e tutt’intorno veniva sistemato, per l’appunto, quello che chiamiamo contorno. Restando in tema curiosità: la Galleria degli Antenati racchiude i ritratti di famiglia, ma la stranezza è che la maggior parte dei volti fu inventata di sana pianta dal pittore, che ovviamente non aveva materiale a cui ispirarsi per realizzarli. Non era semplice creare dal nulla i visi di un intero albero genealogico e i dipinti sono così tanti che…due ritratti sono persino identici!

La Galleria degli Antenati
Nella torre sud, attraversando il Giardino di Flora, si trova la camera ottica, unico esempio ancora funzionante in Italia. Si tratta di un piccolo ambiente buio realizzato dal conte Giovanni Sanvitale, in cui, grazie ad un geniale gioco di invisibili specchi e ad un prisma posti in corrispondenza delle ferritoie, è possibile vedere ciò che accade nella piazza antistante a 180°. L’immagine di ciò che accade all’esterno viene proiettata all’interno della stanza e consente di spiare da un ambiente privo di finestre, senza essere visti. Insomma, gli inconsapevoli passanti erano parte di un passatempo che assomigliava ad un antenato dei moderni reality show!

La camera ottica della Rocca di Sanvitale
La visita si conclude con la sala dello stendardo, in cui è conservato lo stendardo della Beata Vergine di Fontanellato, che fu bandiera di una galea capitanata da Stefano Sanvitale.

Lo stendardo della Beata Vergine di Fontanellato
La Rocca di Fontanellato si è rivelata una fucina di sorprese e la giovane guida ha conferito un tocco di freschezza al racconto della storia della famiglia Sanvitale. A costo di essere ripetitiva, vi consiglio caldamente almeno un weekend tra i Castelli del Ducato di Parma e Piacenza: io sono sicura che presto tornerò in questo bellissimo angolo d’Italia, pronta a scoprire altri manieri e ad ascoltare nuove storie di un passato che mi affascina molto.
Informazioni utili per la visita – Tipo di visita: guidata (quella completa comprende le sale arredate, la camera ottica, le stanze affrescate al piano terra con affresco del Parmigianino e la sala dello Stendardo).
Biglietti: percorso completo adulti € 8,00, ridotto fino a 16 anni € 2,50 (prezzi aggiornati a febbraio 2018). Previste riduzioni per soci FAI, Touring Club e possessori della Card del Ducato.
Visite speciali: su prenotazione è possibile visitare in solitudine (da soli o in coppia) la stanza con l’affresco del Parmigianino.
Orari: per consultare gli orari aggiornati visitate il sito ufficiale dei Castelli del Ducato
Fotografie: consentite all’interno di tutta la rocca, senza l’uso del flash.
Animali: sono ammessi solo i cani di piccola taglia, tenuti in braccio o in borsa idonea.
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Mi piacciono tantissimo questi castelli dove ci sono mobili e arredi vari perché mi fanno l’impressione che ci viva qualcuno, o almeno riesco a immaginare meglio come dovesse essere la vita un tempo tra quelle stanze.
Non sapevo che quella fosse l’origine del contorno!
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Anche a me piacciono i castelli con arredi, riescono a farti immaginare meglio la vita dell’epoca e spesso dietro agli oggetti si nascondono storie interessanti (o offrono lo spunto alla guida per raccontare aneddoti curiosi!). Un abbraccio!
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Quella zona d’Italia in cui la penisola italica sembra “attaccarsi” al resto del continente la conosco poco. E uno dei programmi di questa estate è proprio quella di esplorare un po’ la Via Emilia che, da quanto vedo nel post, non manca di monumenti davvero interessanti. Ti terrò aggiornata 😉
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Sono sicura che ti piacerà!In Emilia Romagna ci sono città d’arte meravigliose (Parma, Bologna, ma anche Ferrara e Ravenna o la cattedrale di Modena mi sono piaciute molto), ma anche tanti bei borghi fortificati e castelli che sembrano l’inno perfetto al “turismo slow”. Ti leggerò come sempre con piacere!
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Che colpo d’occhio questo castello mamma mia! Già dall’esterno si presenta in maniera strepitosa e gli interni, come giustamente faceva notare Silvia, rendono bene l’idea della vita dell’epoca. Ho vostro troppi castelli completamente vuoti in cui la visita dura un attimo 😦 La galleria dei parenti inventati è fantastica…se potessi inventarli pure io così da non vedere quelle solite facce! 😛
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Il fossato intorno lo rende molto scenografico!In effetti la galleria dei parenti inventati è un’idea geniale 😀 Un abbraccio e buona domenica!
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Bellissimo! Una volta abbiamo assistito ad uno spettacolo di fuochi d’artificio pazzesco, con il castello come sfondo!
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Wow! Lo spettacolo pirotecnico deve renderlo ancora più suggestivo! 😍
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