NAPOLI IN TRE GIORNI: ITINERARIO E CONSIGLI

State pianificando di visitare Napoli? Visto che sono appena rientrata da tre giorni nella città partenopea, raccoglierò in questo articolo l’itinerario e tutti i suggerimenti che potrebbero facilitare la vostra organizzazione, per poi dedicare singoli approfondimenti ad alcuni dei punti di interesse nei prossimi post.

Quanti giorni occorrono per visitare Napoli?

Napoli è ricca di bellezze artistiche e paesaggistiche, ma per una prima visita ai luoghi iconici tre giorni ben pianificati sono sufficienti. Se, come noi, avete poco tempo, ma vi fa piacere aggiungere una gita fuori porta, le possibilità sono molteplici (Pompei, Ercolano, la salita al cratere del Vesuvio, le isole di Procida, Ischia e Capri…). In questo caso, considerate eventualmente quattro giorni per fare le cose con più calma (ma noi, arrivando il mercoledì pomeriggio e ripartendo domenica mattina, siamo riusciti a vedere tutto quello che ci eravamo prefissati). Io, che avevo già visitato Pompei con Enri qualche anno fa (sul blog non ve ne ho ancora parlato, prometto di rimediare!), non ho dubbi: se non sapete quando avrete occasione di tornare in quella zona, non perdetevela e mettetela assolutamente in itinerario!

Il Vesuvio visto dal lungomare

Dove dormire a Napoli?

Abbiamo alloggiato in pieno centro storico, a poche centinaia di metri da via dei Tribunali, dalla quale si raggiungono in pochi minuti la Cappella Sansevero (Cristo Velato), il chiostro di Santa Chiara e Napoli Sotterranea. Domus Sanfelice si è rivelata una scelta strategica: da fuori, il palazzo, come molti altri nel quartiere, appare non in buonissimo stato (la sera risulta piuttosto “gotico”), ma l’appartamento è ampio, pulito e omni-comfort, dotato di due camere da letto, bagno, cucina con soggiorno, phon e persino lavatrice e ferro da stiro. Con una passeggiata di venti minuti circa si raggiunge tranquillamente via Toledo e da lì ci si sposta, sempre a piedi, verso Piazza Plebiscito e il porto. I mezzi pubblici sono necessari solo per raggiungere il Vomero (metro o funicolare).

Come arrivare a Napoli, come muoversi in città e collegamenti con l’aeroporto

L’aeroporto di Napoli è ben collegato al centro e ci sono diversi modi per raggiungere il cuore della città. Il più conveniente è l’autobus-navetta Alibus, che impiega circa un quarto d’ora per raggiungere la stazione centrale e mezz’ora se la vostra destinazione è la zona del porto. Il biglietto (5,00 €) si può acquistare online o alle casse automatiche presenti al piano terra dell’area arrivi dell’aeroporto Capodichino. L’alternativa, più costosa seppur non eccessivamente, ma comoda se volete essere lasciati direttamente davanti alla struttura che avete prenotato, è il taxi (la stazione dei taxi è proprio di fronte al terminal). In città potete muovervi tranquillamente a piedi, utilizzare la metro o le funicolari per raggiungere il Vomero.

Itinerario per visitare Napoli in tre giorni

Giorno 1 (tardo pomeriggio) – Decumani: Spaccanapoli, San Gregorio Armeno, Duomo di S. Gennaro

Dopo aver lasciato i bagagli nell’appartamento, abbiamo deciso di sfruttare le poche ore del pomeriggio a disposizione per iniziare a respirare l’atmosfera della città. I tre decumani (maggiore, inferiore e superiore) costituiscono le strade principali dell’antico insediamento greco. Alloggiando in via Pisanelli, nel decumano superiore, eravamo a pochi minuti dal decumano maggiore, che corrisponde a via dei Tribunali, animata da numerosi locali (tra cui pizzerie storiche come Sorbillo e Di Matteo) e ricca di chiese e scorci caratteristici; proseguendo si giunge al decumano inferiore, più noto come Spaccanapoli e a San Gregorio Armeno.

Spaccanapoli
San Gregorio Armeno

Tra i punti di interesse: il busto di Pulcinella in vico del Fico al Purgatorio, di fronte al quale si trova il piccolo murale di Pino Daniele, la chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio, il Pio Monte della Misericordia dove è custodito un Caravaggio, la basilica di S. Lorenzo Maggiore il Duomo con il tesoro di San Gennaro.

Il Busto di Pulcinella in vico del Fico al Purgatorio
Il murale dedicato a Pino Daniele

San Gregorio Armeno è una delle strade che si intersecano con via dei Tribunali ed è nota come la via dei presepi: qui infatti sono presenti botteghe di artigiani che realizzano statuine di ogni tipo. Oltre a quelle classiche, ci sono quelle che rappresentano celebrità, oltre agli immancabili simboli della città come Totò e Maradona. Le bancarelle con i corni napoletani aggiungono una nota di colore e folclore.

Il Duomo di San Gennaro in cui è custodito il tesoro
Corni porta fortuna a San Gregorio Armeno

Spaccanapoli taglia letteralmente in due la città, proprio come una spaccatura di 2 km e lo vedrete sia alzando la testa verso la sommità dei palazzi e ancor più chiaramente quando salirete al Vomero con la funicolare. Ne abbiamo percorso una parte, fotografando i vicoli addobbati di vessilli del Napoli scudettato e lasciando al mattino seguente l’altra metà, visto che si stava facendo buio ed eravamo ansiosi di assaggiare la pizza nella città in cui è nata. A Spaccanapoli, precisamente a Forcella, trovate anche il murale di San Gennaro (in via Vicaria Vecchia).

Curiosità — I tre teschi di fronte alla chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio sono detti “capuzzelle”, rappresentano le anime di cui prendersi cura, e sono al centro di un’inquietante leggenda: si narra che uno sposo, felice di accasarsi con una donna facoltosa, scherzando mise il suo bastone da passeggio nell’occhio di uno dei teschi, invitandolo a venire al suo matrimonio. Alle nozze, si presentò uno sconosciuto e il malcapitato sposo ebbe un malore mortale. Si dice, però, che toccare le capuzzelle porti fortuna. A Napoli si trova anche il Cimitero delle Fontanelle (Rione Sanità), ossario di un centinaio di persone appartenenti alle classi più povere, che si estende per più di 3000 mq.

Una “capuzzella”
Uno dei murales del centro storico

Giorno 2: Cappella Sansevero (Cristo Velato), chiostro di Santa Chiara e monastero, via Toledo, Galleria Umberto I, Piazza del Plebiscito, Teatro San Carlo, Napoli Sotterranea, Quartieri Spagnoli

Avendo prenotato la visita alla Cappella Sansevero per vedere una delle mie sculture preferite, il Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino, ci siamo recati nella parte di Spaccanapoli che non avevamo ancora percorso. Dopo una sosta nell’antica pasticceria Scaturchio (che onestamente ho trovato cara rapportata ad altre), di fronte alla chiesa di San Domenico Maggiore, siamo entrati nella cappella senza fare code grazie al biglietto acquistato online (prenotate la visita con anticipo, i biglietti si esauriscono presto ed è imperdibile).

La Cappella Sansevero lascia senza fiato: viene da chiedersi come possa un luogo di dimensioni così ridotte contenere tanta meraviglia da non sapere dove guardare. Non si possono fare foto (quella che vedete è una cartolina), ma il Cristo Velato è stupefacente, così come le statue che lo attorniano sono tra le opere d’arte più belle che io abbia mai visto. Marmi finissimi e affreschi decorano ogni centimetro della cappella. Un tempo, anche il pavimento era unico: rappresentava un labirinto bianco, non sopravvissuto ma visibile sul sito ufficiale attraverso una simulazione. Io mi sono incantata anche di fronte alle altre sculture delle virtù, in particolare alla Pudicizia (o Verità velata) e al Disinganno (che presenta delle reti scolpite così bene da sembrare vere e non di marmo). Il piano sotterraneo della cappella conduce invece alle macchine anatomiche, ossia gli scheletri di un uomo e una donna realizzati dal medico palermitano Giuseppe Salerno in cui è stato riprodotto l’intero sistema cardiocircolatorio umano. Una ricostruzione che ha alimentato macabre leggende su come sia stato possibile avere una tale accuratezza all’epoca (la macchina maschile fu acquistata nel 1756).

Cristo Velato
Cristo Velato, nella Cappella Sansevero

E se dopo tanta meraviglia – ma anche un po’ di sconcerto – pensate che ciò che vedrete in seguito non sarà all’altezza, preparatevi a ricredervi: il vicino chiostro del convento di Santa Chiara è un altro dei luoghi di Napoli che porterete nel cuore. Il complesso monumentale di Santa Chiara comprende la chiesa, il convento con il museo, gli scavi archeologici che mostrano le antiche vasche termali, un bellissimo ed enorme presepe e il luogo più fotografato dalle influencer: il chiostro di Santa Chiara. Le maioliche gialle e azzurre delle sedute e delle colonne che si stagliano tra il verde del giardino, la piccola fontana e il bianco del convento sono di una bellezza raffinata e ipnotica. Altrettanto mirabili sono gli affreschi che ornano le pareti e le volte lungo il lato del chiostro, rappresentanti le vite dei santi ed episodi biblici. Abbiamo avuto inoltre la fortuna di ammirare un dipinto di Artemisia Gentileschi, La Maddalena, in mostra temporanea da Beirut.

Napoli, chiostro di Santa Chiara

All’ora di pranzo ci siamo spostati in via Toledo, per ammirare qualcosa di più moderno, ma comunque suggestivo: la fermata della metropolitana. Acquistate il biglietto (anche se non doveste effettivamente utilizzarla) per scendere la famosa scala mobile e fotografare il contorno, che rappresenta le onde del mare, con tanto di gioco di luci che variano dal blu al verde. La metro di Toledo è considerata la più bella d’Europa.

Metro Toledo
La pizza fritta di Sorbillo

Risalendo in superficie, dopo esservi rifocillati con una pizza fritta e una sfogliatella, dedicatevi a Galleria Umberto I, Piazza Plebiscito, Palazzo Reale e Teatro San Carlo. Il mio consiglio è di visitare sia Palazzo Reale che il Teatro, perché sono magnifici e intrisi di storia. Visto che avevamo però prenotato nel primo pomeriggio la visita alla Napoli Sotterranea, che si trova a Spaccanapoli, ci siamo limitati al Teatro San Carlo (ma ho recuperato Palazzo Reale in giorno dopo).

Napoli, Galleria Umberto I
Napoli, Piazza Plebiscito
Napoli, Teatro San Carlo

Non dimenticate che a due passi si trova anche il Maschio Angioino, altro simbolo della città.

Napoli, Maschio Angioino

Arrivati nei pressi dell’ingresso della Napoli Sotterranea (fate il biglietto online con anticipo e mostrate la ricevuta Nexi all’ingresso), visto che mancava ancora un po’ di tempo, ne abbiamo approfittato per andare in cerca della Madonna con la pistola di Banksy, murale in piazza Gerolomini. Dopodiché ci siamo spinti fino a Rione Sanità per scattare una foto alla scala ad ali di falco del Palazzo dello Spagnolo, rimandando il resto della visita al quartiere al giorno seguente.

Madonna con la pistola di Banksy
Palazzo dello Spagnolo

Napoli Sotterranea è un percorso nel sottosuolo a 40 metri di profondità tra cisterne e cunicoli che conservano persino cimeli della Seconda Guerra Mondiale. E’ un viaggio in 2400 anni di storia tra i resti dell’antico acquedotto greco-romano – alcune cisterne conservano ancora l’acqua – e i rifugi antiaerei della guerra. La guida, simpatica e preparata, ha reso interessante ogni stanza, fino al passaggio davvero stretto che regalerà emozioni adrenaliniche (ma chi teme gli spazi stretti può saltarlo, anche se io vi consiglio caldamente di fare il percorso completo, la strettoia dura pochi minuti).

Napoli sotterranea
Napoli sotterranea

Risalendo, si ha modo di osservare da vicino per qualche minuto le divise dei soldati di varie nazioni nel Museo della Guerra, ma la visita non è ancora terminata: la guida conduce sino ai resti del Teatro Greco Romano che sono stati inglobati da un palazzo! Entrerete infatti in un anonimo appartamento che in realtà custodisce una botola segreta che si apre sotto un letto che scorre su rotaie. Quello che osserverete una volta scesi è ciò che rimane del teatro di Nerone, o meglio, ciò che è visibile perché si estende ancora nel sottosuolo, ma ormai tutta la zona è densamente popolata e i pavimenti delle case lo hanno sepolto. In totale, la visita della Napoli Sotterranea vi porterà via almeno un’ora e mezza, ma vi assicuro che il tempo volerà!

Napoli sotterranea, resti dell’antico teatro romano

Prima di cenare da Nennella, abbiamo visitato brevemente i Quartieri Spagnoli e in particolare il murale di Maradona (vicino al quale si trova quello di Iside, che ritrae la Pudicizia della Cappella Sansevero), oltre ai tributi a Sophia Loren. Se avete più tempo, potete spingervi verso vico Totò, che comprende diversi murales dedicati al Principe della risata.

Il murale dedicato a Maradona
Murale Sophia Loren nei Quartieri Spagnoli

Curiosità — La Napoli Sotterranea è il percorso nel sottosuolo più noto, ma non l’unico della città. Se avete più tempo rispetto a quanto ne abbia avuto io, potete inserire nell’itinerario anche la Neapolis Sotterrata (di fronte alla basilica di S. Lorenzo Maggiore, a pochi metri dall’ingresso della Napoli Sotterranea, che invece si trova in piazza S. Gaetano, 69) e la Galleria Borbonica (nei pressi di Palazzo Reale, dove troverete anche dei veicoli, visto che fu usata come deposito giudiziario).

Giorno 3: dal Vomero (Castel Sant’Elmo e certosa di S. Martino) a Palazzo Reale, catacombe di S. Gennaro e Rione Sanità

In un itinerario ideale, la salita alla collina del Vomero andrebbe fatta al tramonto, ma la sera precedente il tempo, sia a disposizione che atmosferico, non era dei migliori, quindi abbiamo spostato la visita al mattino del terzo giorno. Dal Vomero si beneficia della vista più bella su Napoli e il suo golfo, in particolare dalla sommità di Castel Sant’Elmo e dal belvedere S. Martino.

Vomero, Castel Sant’Elmo
Panorama da Castel Sant’Elmo: il Vesuvio, Spaccanapoli (a sinistra) e la certosa di S. Martino

Non dimenticate, però, di visitare un gioiello a mio avviso poco pubblicizzato: la certosa e museo di S. Martino. Il complesso è vasto e stupefacente a cominciare dall’interno della chiesa (un piccolo tripudio d’oro e sculture) e dai due chiostri. La certosa risale al 1325, ma nel corso dei secoli ha assunto elementi barocchi.

Certosa di S. Martino, la chiesa
Belvedere della Certosa di S. Martino, poco prima del giardino dei semplici

La visita richiede un po’ di tempo perché c’è moltissimo da vedere: la Sala delle Carrozze (con la famosa Carrozza degli Eletti), il giardino dei semplici con vista sul Vesuvio, le stanze affrescate, la collezione di presepi storici, tra cui il presepe Cuciniello (il più famoso di Napoli, che pare sia composto da più di 800 pezzi), i sotterranei, il museo e, al piano di sopra, la Galleria dell’Ottocento (che era temporaneamente chiusa nel giorno della nostra visita).

La Sala delle Carrozze, all’interno della Certosa di S. Martino

Scesi con la funicolare, ci siamo recati in via Toledo per una pizza a portafoglio da Sorbillo e io ne ho approfittato per recuperare la visita di Palazzo Reale. All’interno ci sono stanze di una magnificenza che vale il biglietto e, se lo visitate al mattino, potete beneficiare anche dell’apertura del giardino pensile, con vista sul Vesuvio. Dopo la visita, potete gustare un caffè e un dolcetto allo storico Gran Caffè Gambrinus, che dista pochi passi.

Napoli, Palazzo Reale
Fontana a Palazzo Reale
Scalone d’ingresso di Palazzo Reale

A questo punto, avevamo diverse opzioni, come il Museo Archeologico, Capodimonte, le catacombe di S. Gaudioso e le catacombe di S. Gennaro. Abbiamo optato per queste ultime e menomale perché mi sarei persa un’altra esperienza unica. In passato ho visitato le catacombe di S. Callisto a Roma, ma quelle di Napoli sono differenti. Non si tratta di cunicoli angusti, ma di ambienti ampi che ospitano persino due chiese e i resti di un fonte battesimale. Una guida giovane, preparata e appassionata ci ha mostrato gli affreschi, la tomba di S. Gennaro e regalato preziose curiosità con un pizzico di ironia partenopea che ha impreziosito la visita a un luogo suggestivo e ricco di fascino.

Visitare le catacombe, come ci ha spiegato la guida, permette di dare un futuro diverso ai giovani, in un quartiere che prima del lavoro di riqualificazione in cui la cooperativa ha avuto un ruolo fondamentale nel promuovere l’arte e la storia, verteva in condizioni di pericolo e disagio. Un motivo in più per andarci!

— Se avete tempo, con lo stesso biglietto visitate anche le Catacombe di S. Gaudenzio, noi non abbiamo potuto perché l’orario di visita era terminato e il giorno seguente avevamo in programma Procida. —

catacombe san Gennaro Napoli
Napoli, catacombe di S. Gennaro (Rione Sanità)

Rione Sanità è stato riqualificato negli anni e oggi oltre alle catacombe e alla basilica di Santa Maria della Sanità è noto anche per la pasticceria Poppella (fate incetta di fiocchi di neve, sono squisiti) e il murale dedicato a Totò e Peppino.

Curiosità Rione Sanità si trova ai piedi della collina di Capodimonte, dove potete recarvi a visitare il Museo e Real Bosco di Capodimonte. Nel Rione Sanità si trova anche il Cimitero delle Fontanelle, lo Jago Museum, il Figlio Velato nella chiesa di S. Severo fuori le mura e la Chiesa della Maddalena dei Cristallini -.

Il murale di Totò e Peppino, nel Rione Sanità

Giorno 4: gita all’isola di Procida e lungomare di Napoli al tramonto, con Castel dell’Ovo

Procida si raggiunge con il traghetto o l’aliscafo dal porto di Napoli. L’isola è un tripudio di colori e la sua tranquillità ha rappresentato uno stacco piacevole dall’allegra confusione della città partenopea. Se volete saperne di più, qui trovate l’itinerario alla scoperta dell’isola di Procida.

Rientrando al tramonto, la passeggiata sul lungomare fino a Castel dell’Ovo (non visitabile per restauro al momento della nostra visita) ha chiuso in bellezza la giornata con una bellissima vista sul Vesuvio. Strada facendo, si incontra la monumentale Fontana del Gigante.

Castel dell’Ovo
Fontana del Gigante
Napoli, Fontana del Gigante

Dove e cosa mangiare a Napoli: dalla pizza ai dolci da non perdere

Se siete a dieta, dimenticatevela, farete un favore al vostro umore! A Napoli è impossibile non desiderare assaggiare tutti i piatti tipici per i quali è nota in tutto il mondo, a cominciare dalla pizza. E’ buona ovunque, con il bordo alto e soffice e un profumo indimenticabile, ma noi abbiamo scelto L’Antica Pizzeria da Michele in via Cesare Sersale,1. Fondata nel 1870 (anche se la pizzeria nella sede attuale fu aperta nel 1930). Non accetta prenotazioni, ma la coda si smaltisce in poco tempo (servizio velocissimo) e ne vale assolutamente la pena: è così ben lievitata, che la troverete leggerissima anche a livello digestivo e preparatevi a strabuzzare gli occhi perché è davvero enorme!

Per pranzo, lasciatevi tentare dalle proposte dello street food locale. Non dimenticate di assaggiare la pizza fritta (io ho mangiato quella di Antica Pizza Fritta da zia Esterina Sorbillo in via dei Tribunali, proprio accanto alla pizzeria Gino Sorbillo, una vera delizia) e la pizza a portafoglio, ovvero la pizza piegata, “da passeggio” (molto buona quella di Sorbillo Piccolina, in via Toledo). Altro street food imperdibile è il cuoppo, un cono di carta con bocconcini fritti di pesce (cuoppo di mare) e non, come mozzarelline e crocché (cuoppo di terra).

Pizza napoletana
Pasta allo scoglio da “La Campagnola”
Pizza a portafoglio

La seconda sera, a cena ci siamo tuffati nel folclore di Nennella, trattoria storica nota perché di tanto in tanto la musica e i balli accompagnano le portate. Nessuna prenotazione, dovete dire in quanti siete a un ragazzo all’ingresso e sarà lui a strillare il vostro nome non appena si libererà un tavolo. Metodo particolare, ma nonostante ci fosse una folla ad attendere, i tempi non sono stati eccessivamente lunghi. Noi eravamo nella sala al piano inferiore, più tranquilla, e con appena 12,00 € ci sono stati serviti primo, secondo e contorno. Ho assaggiato pasta provola e patate, crocchè e fritto misto napoletano e friarielli.

Fritto napoletano da Nennella
Pasta patate e provola da Nennella

Le sere successive spazio al pesce (provate le risto-pescherie con i tavolini fuori, pesce freschissimo a prezzi modici o, se volete spendere un pochino di più ma godervi una cena ottima, in un ambiente tranquillo e cortese, consiglio anche La Campagnola in via dei Tribunali, dove ho mangiato degli spaghetti allo scoglio strepitosi, così come le zucchine alla scapece).

Il fiocco di neve di Poppella
La sfogliatella di Mary

Capitolo dolci. Il consiglio è: provateli tutti! Avevo già assaggiato il babà a Caserta, perciò mi sono buttata sul mio punto debole: il fiocco di neve. Quelli della pasticceria Poppella, nel Rione Sanità, sono divini. Il ripieno classico è una crema di latte, ricotta e panna soffice come una nuvola, che farà la gioia delle vostre papille gustative, così come le varianti al pistacchio o cioccolato.

La sfogliatella, riccia o frolla, è un altro cavallo di battaglia. La riccia più buona l’ho acquistata da La sfogliatella Mary, un chioschetto in Galleria Umberto I.

Sicurezza, pregiudizi e consigli

Ammetto di avere avuto qualche remora, prima della partenza, in materia di sicurezza, influenzata dalle notizie che mi è capitato di ascoltare al telegiornale in passato. In realtà, vorrei sfatare questo stereotipo: non mi sono sentita insicura a Napoli, ma a mio agio e con le stesse accortezze che da turista adotto in qualsiasi altra grande città. I consigli, perciò, sono i consueti: zaino o borsa ben chiusa, meglio se a tracolla, cordino per il cellulare (comodo anche per non tenerlo tutto il tempo in mano visto che fotograferete parecchio), no a gioielli/orologi vistosi (io non li possiedo, il problema non si pone), non girare con il buio in quartieri sconosciuti. Io viaggiavo con un’amica e il suo bimbo, dopo cena rientravamo nella casa che abbiamo prenotato via Booking (a due passi da Via dei Tribunali) e ci rilassavamo in vista della successiva giornata di visite, quindi non ho feedback sulla vita notturna.

Confermo invece che il centro storico è caotico in quanto non è solo pedonale, perciò prestate attenzione agli scooter sfreccianti e ai clacson, che vi distoglieranno per qualche secondo dalle meravigliose chiese e dagli angolini che non potrete esimervi dal fotografare. Inoltre, attraversate la strada sempre con attenzione, c’è molto traffico e a volte bisogna “farsi rispettare” prendendosi la precedenza sulle strisce, come mi è accaduto anche nella splendida Roma.

In generale, abituatevi a un ritmo meno frenetico, sia nel servizio che nelle file ai traghetti. Prendete tutto con filosofia, entrate nel mood giusto e godetevi l’esperienza!

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