Cosa fare avendo una giornata a disposizione a Monza? La Villa Reale e il duomo, con la celebre Cappella di Teodolinda, sono senza dubbio le due tappe imperdibili di questa elegante città dal centro storico raccolto e grazioso.
Prima di partire, ricordate la regola base: prenotate le visite in anticipo, perché avvengono secondo orari prestabiliti e, per quanto concerne la cappella di Teodolinda, nel weekend i posti si esauriscono in fretta! Io e le mie amiche abbiamo organizzato pochi giorni prima, acquistando i biglietti d’ingresso alla villa tramite il sito web ufficiale e telefonando allo 039326383 per la cappella di Teodolinda. La scelta di cominciare con la visita di quest’ultima è quindi dovuta semplicemente al fatto che fossero rimasti posti solo per la prima visita del mattino.

Lasciata l’auto nel parcheggio a pagamento di Piazza Trento e Trieste (non eccessivamente costoso, rapportato a quello di altre città del nord Italia), abbiamo attraversato il centro storico sino a raggiungere la biglietteria del duomo (basilica minore di S. Giovanni Battista), per ritirare e pagare i biglietti prenotati. E’ possibile scegliere se visitare solo la Cappella di Teodolinda o, consigliato se avete tempo, con un biglietto combinato vedere anche il Museo del Tesoro.
A differenza del duomo, che è accessibile gratuitamente, la cappella di Teodolinda è visitabile solo accompagnati dalla guida, a piccoli gruppi. Si tratta di una cappella mirabilmente decorata in ogni sua parte: 45 scene compongono il ciclo pittorico delle storie di Teodolinda, risalenti al XV secolo e realizzate dagli Zavattari. Teodolinda non solo fondò la chiesa, ma fu una figura di rilevanza storica e la sua importanza viene celebrata su ogni parete. Dai suoi matrimoni alla visione che la portò a fare edificare la chiesa originaria, gli episodi sono tratti dalla Historia Langobardorum e per leggerli nel giusto ordine cronologico occorre partire dalla scena in alto a sinistra.

All’interno della Cappella di Teodolinda, inoltre, viene custodita la Corona Ferrea, con la quale un tempo furono incoronati tutti i re d’Italia, a esclusione dei Savoia. È la celebre corona che Napoleone si pose in capo autoproclamandosi re d’Italia dichiarando: “Dio me l’ha data, guai a chi la tocca” o, per lo meno, quel che ne resta alla luce dei saccheggi che probabilmente l’hanno fatta pervenire incompleta ai giorni nostri (studi rivelano che un tempo probabilmente aveva la forma di un elmo, più che di una corona, e la parte più preziosa pare fosso proprio la sommità). Per tradizione, si narra che quello al centro della corona sia uno dei chiodi della crocifissione di Cristo (analizzandolo, questo non è possibile, ma nulla vieta di pensare che possa essere stato “sostituito” nel tempo e per i fedeli resta un simbolo importante). Non è possibile fotografare la cappella e l’interno del duomo, ma vi assicuro che chiunque ami l’arte ne resterà affascinato.
Alle 11:00 ci siamo spostate a piedi alla Villa Reale di Monza (circa 15-20 minuti dal duomo, in percorso pianeggiante). E’ un complesso molto suggestivo, restaurato e portato ad antichi fasti in tempi relativamente recenti. Per molti anni, infatti, fu abbandonata all’incuria. Oggi, a offrirvi il primo colpo d’occhio sono i giardini laterali, con il roseto nella parte sinistra, e la fontana prospicente l’ingresso della villa. La visita guidata segue una formula a mio avviso vincente: ci sono più guide, ciascuna posizionata in una stanza “strategica”, che offrono delle “pillole” sulla storia della villa e i suoi ambienti. Dopodiché, si viene lasciati liberi di attraversare le stanze e fotografare sino all’incontro con la successiva guida.

La Villa Reale di Monza fu edificata dall’architetto Giuseppe Piermarini in soli tre anni, a partire dal 1777, su incarico dell’arciduca Ferdinando d’Asburgo, figlio dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria. Nel corso della storia, la villa subì un’alternanza di periodi di fasto ad altri di decadenza, come durante la dominazione austriaca. L’arrivo dei Savoia riportò la villa in auge come residenza di villeggiatura, amata da Umberto I e da sua moglie, la regina Margherita. Gli arredi e i decori però erano di gran lunga più opulenti e sfarzosi rispetto a quanto rimasto o, in alcuni casi, ben ricostruito oggi, in quanto dopo l’assassinio di Umberto I proprio a Monza, nel 1900, la regina decise di abbandonare la villa reale e di spostare buona parte dell’arredamento al Quirinale e presso altre residenze savoiarde, come il Palazzo reale di Napoli.

La visita conduce negli appartamenti reali e nelle sale di rappresentanza. Mi hanno colpito la biblioteca reale (divisa su due livelli, un tempo ospitava migliaia di libri, mentre oggi vi sono riposte le ceramiche reali), la camera da letto del re (in cui la chicca è la cassaforte a scomparsa), il guardaroba (noterete il passaggio segreto nell’armadio, che conduceva il re dalla propria amante) e la sala da bagno (che comprende la vasca dove fu conservato il corpo del re assassinato, affinché suo figlio potesse vederlo per poter succedere al trono, come era tradizione). Tra le sale di rappresentanza, spicca la sala da ballo, con luminose vetrate, grandi lampadari e marmi finemente scolpiti.



Il piano superiore della villa ospita invece delle installazioni di arte contemporanea. Non sono un’esperta, alcune le ho trovate ben inserite nell’ambiente originario della sala, mentre altre mi sono parse in contrasto estetico, ma ovviamente è solo questione di gusto personale.


E’ giunta così l’ora di spostarsi prima nei giardini reali, anche se la stagione migliore per ammirare il roseto è la primavera, e poi nell’immenso parco. L’estensione di questa area verde è di ben 700 ettari. Per darvi un’idea, tre volte più vasto del parco della reggia di Versailles, primato che lo rende uno dei parchi recintati più grandi d’Europa.


Nella parte dei giardini e del parco che abbiamo esplorato, abbiamo incontrato un lago sul quale si specchia un tempietto, statue in marmo a pelo d’acqua, oche che scorrazzavano su un prato, piccole cascate, scenografiche costruzioni in stile neogotico. Portatevi il pranzo al sacco e approfittatene per un pic-nic, ne vale la pena!

A questo punto, ci siamo dirette di nuovo nel centro storico di Monza perdendoci senza meta tra le sue vie. Sono rimasta piacevolmente colpita dal numero di graziose chiese disseminate per la città, dalla Chiesa di Santa Maria degli Angeli, a Santa Maria in strada, passando per S. Pietro Martire, S. Maurizio e la chiesa e convento del Carrobiolo.

Oltre alle vie dello shopping, non dimenticate di scattare una foto all’Arengario di Monza, l’antico palazzo comunale, situato nella piazza da cui si dipartono le vie principali della città.

Infine, giunti in prossimità del Ponte dei Leoni, vi consiglio una passeggiata lungo il Lambro, per respirare la tranquillità della città e fermarsi a gustare un pasticcino in un bar-panificio sul lungofiume e concludere in bellezza una piacevolissima giornata. Monza è stata una rivelazione, con la sua eleganza si presta a una visita rilassante che, grazie alla sua conformazione, consente di vedere moltissimo anche con una sola giornata a disposizione. Una gita a budget ridotto, per noi liguri, che vale la pena non perdere se amate l’arte, la storia e le città non troppo caotiche, adatte a un turismo “slow”.
