Per due weekend all’anno Genova apre le porte dei suoi tesori gratuitamente al pubblico. Si tratta dei Rolli Days, manifestazione che riscuote da anni un enorme successo e richiama turisti e genovesi stessi, felici di scoprire nuovi volti della propria città. Io partecipo sempre volentieri ad entrambe le edizioni (di norma una ad ottobre e una ad aprile/maggio), per questo motivo quando ho letto il programma delle giornate del 14 e 15 ottobre ho cercato di concentrarmi soltanto sui palazzi di cui non avevo mai varcato la soglia. Uno dei due temi di questa edizione mi ha immediatamente incuriosita: “Sulle tracce dei benefattori e mecenati genovesi“. Il percorso consigliato prevedeva la visita di due istituzioni, ossia l’Albergo dei Poveri e il Magistrato di Misericordia.
L’ Albergo dei Poveri – Eccomi così pronta a salire sull’autobus numero 40 (l’alternativa è il 39) dalla centralissima Piazza de Ferrari, scendendo dopo sei fermate. In dieci minuti mi ritrovo davanti ad una struttura imponente; nell’atrio trovo un gruppo di visitatori, al quale mi aggrego dopo aver lasciato un’offerta simbolica alla Fondazione Emanuele Brignole. La guida ci racconta che l’Albergo dei Poveri è la massima espressione della filantropia genovese: fu fondato a metà del 1600 da Emanuele Brignole, nobile che decise di utilizzare le sue finanze per aiutare i bisognosi, intesi come poveri, orfani o malati senza possibilità economiche per provvedere alle cure autonomamente. Un gesto che veniva ricompensato con il lavoro quotidiano da parte delle persone accolte nell’edificio, che ospitava un opificio. Le attività manuali erano infatti viste come una forma di autofinanziamento – oltre che di salvezza dell’anima -, e ad esse si accompagnava la preghiera. Una parte del ricavato della vendita di lana e altri tessuti veniva destinato al lavoratore stesso, mentre il restante occorreva per mantenere la struttura. Ai poveri venivano offerti vitto, alloggio e istruzione.

L’Albergo dei Poveri
Pensando ad una struttura a beneficio dei meno abbienti, la mente associa immediatamente l’immagine di un luogo sobrio, con pochi fronzoli e probabilmente spoglio nell’insieme. Al contrario, l’Albergo dei Poveri di Genova era considerato “la reggia dei poveri” sia per la grandezza della struttura, sia per la presenza di opere d’arte e sculture che lo abbellivano e in gran parte lo decorano tuttora.
In particolare, l’Albergo dei Poveri presenta molteplici sculture per un motivo “pratico”: al benefattore che decideva di donare almeno 40.000 lire veniva eretta una statua, se la donazione era di 20.000 lire gli spettava un busto, se inferiore una targa. Donazioni, insomma, tutt’altro che anonime, che davano lustro alla reputazione di chi le eseguiva. L’importante, però, era che servissero ad aiutare i bisognosi e fungevano infatti da calamita per attirare nuovi benefattori, che potevano essere spinti a donare proprio per emulare i personaggi che li avevano preceduti. Una delle statue incontrate lungo il percorso apparteneva alla nobildonna Settimia Gentile Pallavicino, la quale dispose nel proprio testamento che alla sua morte i suoi beni fossero donati all’Albergo dei Poveri. Dai lasciti testamentari provengono diverse opere d’arte e dipinti che vi sono conservati.

Le sculture che ornano lo scalone dell’Albergo dei Poveri

Le sculture dei benefattori più generosi servivano da stimolo ed esempio per favorire nuove donazioni

L’interno dell’Albergo dei Poveri
La parte centrale dell’Albergo dei Poveri ospita la chiesa, preceduta dall’antichiesa, e alle funzioni assistevano sia le famiglie nobili sia gli ospiti dell’istituzione, che sedevano in una zona apposita. Qui si trova anche la tomba del suo fondatore, Emanuele Brignole, che colpisce per la sua semplicità: una lastra in marmo che poggia sul pavimento senza alcuna iscrizione o ornamento. Volle essere sepolto con la stessa divisa che indossavano i bisognosi accolti ed essere calpestato da coloro che aveva aiutato (la tomba è proprio nel punto da cui avevano accesso alla chiesa). Pensate che in vita fu ingiustamente accusato da altri genovesi di utilizzare denaro pubblico per l’isituzione, quando in realtà la stessa si manteneva soltanto grazie alla generosità dei singoli e al lavoro delle persone ospitate!

La chiesa situata al centro dell’Albergo dei Poveri

La cupola della chiesa

La tomba di Emanuele Brignole, volutamente priva di ornamenti

Uno degli elenchi dei benefattori, con l’importo delle rispettive donazioni

I corridoi dell’Albergo dei Poveri, in cui sono presenti gli elenchi dei benefattori
All’inteno dell’Albergo dei Poveri si trova anche una collezione di paramenti e complementi d’arredo sacri, soprattutto di origine settecentesca. Al termine della visita, ho ripreso l’autobus e mi sono recata in un luogo altrettanto legato a benefattori e mecenati: il Magistrato di Misericordia.

Paramenti sacri conservati nell’Albergo dei Poveri

La collezione di paramenti e arredi sacri
Il Magistrato di Misericordia – All’interno 4 del civico 25 di via dei Giustiniani, poco distante da via S. Lorenzo, si trova un’istituzione della quale non avevo mai sentito parlare, ma che rappresenta una vera e propria “memoria” della città. Il Magistrato di Misericordia conserva documenti e dati storici importanti, dando traccia delle opere di bene portate avanti dalle famiglie genovesi nei confronti delle persone meno abbienti. I testi antichi, pur risalendo a diversi secoli addietro, sono ben conservati ed emanano un fascino ammaliante. Questo archivio comprende dei libri contabili con indicazione delle entrate nella pagina sinistra e delle uscite in quella destra (una sorta di forma antica di partita doppia, per chi ha familiarità con ragioneria 🙂 ) e proprio grazie ad essi è stato possibile ricostruire la storia di molti palazzi dei Rolli, famiglie nobiliari genovesi ed opere d’arte presenti in città. La guida ci ha mostrato la pandetta, una sorta di indice strutturato come una rubrica, che serviva a trovare più velocemente i dati all’interno dei volumi.

Uno dei libri contabili storici conservati nel Magistrato di Misericordia
La biblioteca è costituita da oltre 10.000 pubblicazioni che integrano l’archivio e tra le opere più antiche sono presenti volumi che ripercorrono la storia della Liguria dal XIV al XVII. La carta del volume seicentesco che ci è stato mostrato risultava appena ingiallita, così come l’inchiostro ancora ben leggibile, segno di una qualità della materia prima altissima, tanto da conservarsi perfettamente fino ad oggi.
La funzione originaria del Magistrato di Misericordia era di cercare e distribuire elemosine per i poveri e aveva autorità assoluta in materia di cause pie; inoltre, eseguiva direttamente le disposizioni testamentarie per opere pie. Non immaginavo che questa breve visita mi avrebbe incuriosita tanto, ma è stato stimolante e interessante vedere quante informazioni sia stato possibile reperire dai testi contenuti nel Magistrato e immaginare quante storie siano racchiuse tra quelle pagine, in quelle miniature e nelle svolazzanti e precise calligrafie di chi redigeva gli scritti quotidiani.

La biblioteca del Magistrato di Misericordia
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Bellissima descrizione viene voglia di andarci!
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Ciao Claudia! Ti ringrazio! Per me è stata una piacevolissima scoperta, vale la pena visitare entrambi 🙂
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In effetti quando si pensa a una struttura per i meno abbienti, viene in mente un luogo sobrio – tipo un ospedale, o una scuola. Magari non era tanto comune avere tutti questi fronzoli, ma almeno ora è un posto bellissimo da vedere.
Genova, prima o poi arrivoooooo ❤️
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Ciao Silvia! Ammetto che anche io mi aspettavo tutto un altro tipo di ambiente, però lo stratagemma ha funzionato: se doni molto ti faccio una statua, se doni un po’ meno un busto, ancora meno una targa…L’importante era che servisse ad aiutare i bisognosi e oggi noi possiamo apprezzarlo anche artisticamente 😉
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Ammazza e chiamalo “dei poveri” che belli gli interni! Queste iniziative comuque sono sempre lodevoli e mi riferisco sia al principio dell’ospitalità per i meno abbienti che all’iniziativa di aperture al pubblico con percorsi guidati. Quante cose ci perderemmo senza le giornate “porte aperte”! Speriamo che intensifichino l’attività 😉
Grazie per avermi fatto conoscere questo posto Serena! 😉
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Era proprio la “reggia dei poveri” 🙂 Amo queste iniziative, consentono di vedere la propria città con occhi diversi!Grazie a te di essere passata :-*
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Sicuramente da rivedere il concetto di albero dei poveri. 😅
Se non altro ha lasciato in eredità un bel po’ di meraviglie scultoree 😉
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Esatto! 🙂 Le sculture dal vivo colpiscono ancora di più! 🙂
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Davvero molto interessante Serena questo tuo articolo. Due luoghi di Genova che non conoscevo e che non mancherò di visitare alla prossima occasione. Bellissimo sapere che i genovesi, che hanno fama di poca generosità, sono invece delle persone dal cuore d’oro che fanno del bene in silenzio e con molta razionalità!
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Da genovese, entrambi i luoghi sono stati una scoperta anche per me! Durante i Rolli Days alcune visite sono delle vere “chicche” e svelano aspetti meno conosciuti della città e della sua storia 🙂
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