museo navale pegli

VILLA CENTURIONE DORIA, UNA PIACEVOLE SCOPERTA

In occasione dei Rolli Days, dopo avere dedicato il sabato alla scoperta degli antichi palazzi del centro storico appartenuti alla nobiltà cittadina, ho scelto di visitare una delle ville aperte gratuitamente al pubblico in queste due speciali giornate. La scelta è stata ardua, visto che diverse ville e parchi storici sia nel ponente che nel levante aderivano all’edizione di maggio. Alla fine, ho scelto una meta in realtà molto vicina al luogo in cui abito, ma della cui esistenza – ebbene sì, devo ammetterlo – non ero conoscenza.

Villa Centurione Doria si trova a Genova Pegli, in Piazza Bonavino 7, ed è attualmente sede del Museo Navale. Si presenta come un’estesa palazzina rosa con due logge angolari e parco annesso, idealmente collocata tra mare e collina.

Villa Centurione Doria

Edificata per il banchiere Adamo Centurione nel XVI secolo, fu acquistata da Gio Andrea Doria nel 1584. Entrambe le famiglie proprietarie la abbellirono e ornarono con cicli di affreschi e architetture dipinte, in parte visibili ancora oggi nei soffitti.

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Al nostro arrivo, una energica, simpatica e preparata guida ci ha accolti nella villa, spiegandoci la sua storia e purtroppo anche i danni estetici, risalenti a diversi decenni or sono, causati dalla scarsa valorizzazione del suo patrimonio artistico e da alcuni interventi tecnici sconsiderati.

Al piano terra l’atrio è affrescato con “Le storie di Angelica“, mentre al piano nobile si trovano splendidi affreschi a tema allegorico-mitologico. Tra le sale principali, il “Salone degli Argonauti” e la “Sala del suicidio di Didone“. Miti che si susseguono, dal vello d’oro di Giasone alle seduzioni di Zeus, con conseguenti vendette da parte di Era, che trasforma le malcapitate amanti in orsi e quant’altro in preda all’ira e alla gelosia.

Villa Centurione Doria

Affresco del “Salone degli Argonauti”

Le sale, tuttavia, non sono soltanto da ammirare con lo sguardo rivolto all’insù, verso i soffitti affrescati e le volte, visto che la villa conserva ancora le antiche cucine, una vasca da bagno marmorea, e soprattutto ospita il Museo del Mare, con modelli di velieri, galeoni, vascelli, immagini della Pegli che fu, dipinti e reperti legati al mondo delle onde.

Al termine della visita interna, ci si sposta verso la Torre, che oggi è la sede del Centro di Speleologia Urbana Sostenibile. Una speleologa ci ha condotto sino alla cima, da cui si ha una bella vista che spazia dal mare alla vegetazione che circonda la villa. Proprio al lavoro degli speleologi si deve l’aspetto odierno della Torre, riportata in ottime condizioni e recuperata dal degrado in cui era sprofondata. All’interno ci sono anche antiche armature ed elmi che, viste le ridotte dimensioni, appartenevano a giovanissimi cavalieri.

La terza e ultima parte della visita si svolge nel parco, oggi convertito in parco pubblico. Fitta vegetazione, uccellini che cantano, spazi in cui è piacevole fare due passi per poi ritrovarsi in un altro scorcio da fotografare: il laghetto di Alessi, restaurato recentemente. Un tempo il parco della villa si estendeva fino al mare e il laghetto era navigabile, consentendo così ai proprietari di spostarsi dalla città alla villa direttamente a bordo della loro imbarcazione. Al centro del laghetto, lungo circa 50 metri, si trova un isolotto con una forma ellittica che emerge dall’acqua. Il luogo, che prima degli interventi di restauro si era trasformato in un ambiente paludoso, ora infonde un senso di pace e relax.

La nostra visita è giunta al termine e il mio bilancio del primo weekend di Rolli Days al quale ho partecipato non può che essere positivo: un sabato alla scoperta del cuore della città di Genova, tra palazzi artisticamente pregevoli e giardini nascosti dietro le loro facciate, e una domenica a spasso in uno dei polmoni verdi cittadini, che vale la pena valorizzare e far conoscere. Sarebbe bello che i turisti giunti Genova non si limitassero ai tesori più celebri per poi spostarsi nelle altre belle località liguri, ma spendessero qualche ora in più nella Superba per carpirne i segreti, tornando a casa con occhi appagati e macchine fotografiche piene di incantevoli scatti. Del resto, il motto turistico della città non è forse “Genova, more than this“?.

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